a cura di Giovanni Comuzzi, redattore di Sogni&Bisogni
Queste feste, come penso per tutti, si stanno rivelando particolarmente anomale per la mancanza della possibilità di gioire della vicinanza di molte persone per noi importanti. Siamo tenuti, per un giusto senso di civiltà, a rispettare le norme di distanziamento e questo ci tiene lontani da sorrisi, abbracci e contatti umani che per molti, soprattutto in questo periodo, erano sinonimi di riavvicinamento familiare, di contatti corporei e di affetto.
Gli auguri ce li stiamo facendo per telefono, in video-chat, con riunioni familiari in video conferenza magari con apertura dei regali e la condivisione di un brindisi in streaming.
Dei “vuoti” nelle nostre giornate passate a casa ce ne sono stati molti e anche nelle mie giornate ce ne sono state fino a tre giorni fa, quando, la visione di un bellissimo film, sta rivoluzionando completamente la mia vita familiare.
Il film di cui vi voglio parlare è “ A spasso con Bob” ( “A streetcat named Bob”), un film che si può trovare su Netflix e che, anche se un po' datato visto che è uscito nel 2016, è ancora completamente attuale perché semplicemente racconta una storia vera, bella ed emozionante che particolarmente in questi giorni ci può far un po' sorridere e un po' piangere dalle emozioni.
Il Film racconta la storia vera di James Bowen, un ragazzo che stava seguendo un percorso di disintossicazione dall’uso di sostanza stupefacenti e casualmente un giorno incontrò un gattone malconcio e ferito di cui decise di prendersi cura. Questo accudimento ha dato a James la forza di alzarsi ogni mattina e di continuare sulla strada del suo allontanamento all’uso di sostanze. La loro storia continuò senza separazioni, consentendo a James di continuare a guadagnarsi da vivere come artista di strada senza separarsi dal suo micione Bob, fino a quando non nacque la decisione di scrivere un romanzo che raccontasse la loro storia.
Queste sono le testuali parole di James quando quest’estate il suo Bob ci ha lasciati a 14 anni:
“Bob mi ha salvato la vita. È così semplice. Mi ha dato molto di più che compagnia. Con lui al mio fianco, ho trovato una direzione e uno scopo che mi mancava. Il successo che abbiamo ottenuto insieme attraverso i nostri libri e film è stato miracoloso. Ha incontrato migliaia di persone, ha toccato milioni di vite. Non c'è mai stato un gatto come lui. E non ci sarà mai più. Mi sento come se la luce si fosse spenta nella mia vita. Non lo dimenticherò mai.”
Dentro a queste parole e nel film si percepisce un percorso sincero ed intenso che passa attraverso momenti di dolore, di solitudine, di contraccolpi affettivi ma anche di un cambiamento rappresentato da tanti piccoli passi che hanno portato il protagonista ad acquisire una progressiva forza e luce interiore.
La fase della dipendenza è caratterizzata da una profonda sfiducia, da paure di non farcela, da diversi momenti in cui è difficile corrispondere alle aspettative e alle regole, sia nei confronti dell’ambiente sociale, sia nei confronti delle persone affettivamente più vicine.
Forse il messaggio più importante che ci trasmette è di come un semplice incontro fortuito, con un animale in difficoltà, può divenire un’opportunità che ci consente di fare emergere la parte di noi che è capace di farsi carico di un più debole. L’affetto che nasce e che evolve da questo incontro si trasforma e diventa un sentimento importante capace di trasformare radicalmente una vita, con la possibilità di fare emergere le qualità e le ricchezze personali.
Parallelamente si intuisce e non solo, anche il dolore delle persone affettivamente legate al protagonista:
La figura del padre inizialmente sembra odiosa, rigida e anaffettiva. Nell’evolversi della storia e della vita dei diversi personaggi ( il padre e l’amica più intima), si comincia però anche a percepire la grande sofferenza nel non sentirsi capaci di aiutare una persona, ancor più se questa persona è il proprio figlio, e di come questa sofferenza spesse volte può sfociare in atteggiamenti rigidi, aggressivi e talvolta crudi.
E’ anche un film di speranza, di cambiamento e di superamento di una fase rappresentata dalla dipendenza dalle sostanze stupefacenti e, essendo una storia vera, un esempio positivo.
Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi
...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...
Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo Pini, di Milano.
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