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La psichiatria per adulti: Percorsi terapeutici e riabilitativi

aggiornato al | Staff | LA PSICHIATRIA PER ADULTI

a cura di Angela Tomelli, Dirigente Medico di Psichiatria

PERCORSI TERAPEUTICI E RIABILITATIVI

Il percorso di cura di ogni paziente psichiatrico è costituito da un insieme di interventi terapeutici e riabilitativi coordinati rivolti alla persona in cura che possono riguardare anche la sua famiglia e/o chi lo assiste. Al centro del percorso di cura deve esserci il paziente, con le sue caratteristiche ed esigenze personali. La definizione e il monitoraggio del percorso individuale di cura mira a coinvolgere tutte le figure sanitarie e sociali che intervengono, ivi compresi eventuali terapeuti privati di fiducia del paziente e della sua famiglia quando intervengono in aggiunta agli operatori dei CSM (psicologi, terapie integrative).

  • Il colloquio psichiatrico e la relazione di cura.

Per intraprendere un percorso terapeutico, ogni paziente ha bisogno di capire che cosa gli è successo, "come si chiama" la sua malattia, ha bisogno di essere sicuro che niente sia stato trascurato, che tutte le possibili cause del disagio siano state esplorate, che è "in buone mani". È fondamentale dunque costruire un clima di fiducia che permetta l'instaurarsi di un'alleanza terapeutica tra paziente, psichiatra ed équipe curante, senza la quale nessuna terapia può avere efficacia.
I colloqui con lo psichiatra e con le figure professionali dedicate, con frequenza variabile in rapporto alle necessità, rappresentano momenti molto importanti nel percorso di cura, in quanto consentono di parlare del proprio disagio, condividerlo, imparare a riconoscerlo e capire che è possibile curarlo. Nel corso del colloquio si esplorano le possibilità di cambiamento e le strategie terapeutiche necessarie per attuarlo: è importante che ogni intervento, compreso il trattamento farmacologico, sia discusso, spiegato e condiviso con il paziente e, quando possibile, con i familiari proprio al fine di attivare percorsi di empowerment in cui entrambi abbiano un ruolo attivo. Per favorire tale rapporto terapeutico è importante garantire la massima disponibilità del CSM cercando di ben rappresentare che in qualunque momento l'équipe curante dedicata ma anche tutte le figure del servizio nelle ore di apertura sono disponibili a rispondere a bisogni urgenti eventualmente emergenti sia telefonicamente che direttamente.
Particolare attenzione viene data al rapporto con il medico di medicina generale con cui lo psichiatra e gli operatori di riferimento hanno un costante contatto per lavorare in sinergia al fine di monitorare la situazione clinica complessiva del paziente. Questa collaborazione è importante per esplorare e/o monitorare altre patologie organiche concomitanti ed eventualmente programmare esami di laboratorio e/o strumentali necessari anche per prevenire altre patologie e intervenire per ridurre i fattori di rischio favorendo stili di vita sani.

  • La terapia farmacologica

A partire dagli anni '50 sono disponibili sul mercato medicinali che hanno introdotto una vera e propria rivoluzione che ha permesso di modificare il concetto di cura psichiatrica e la prognosi anche dei disturbi più gravi. È importante però considerare il farmaco parte di un intervento complesso, strumento che permette di arricchirlo senza svilirne la complessità e non affidare solo a esso la risoluzione di tutti i problemi.
Le terapie farmacologiche si dimostrano uno strumento fondamentale sia per i casi più gravi (insostituibile) sia come cura del disturbo sia come controllo dei sintomi acuti e prevenzione delle ricadute.
Esistono varie categorie di psicofarmaci: antidepressivi, ansiolitici, neurolettici, regolatori dell'umore, alcuni dei quali possono essere prescritti anche dai medici di medicina generale.
Gli psicofarmaci, come peraltro tutti i medicinali, accanto all'effetto terapeutico, presentano anche controindicazioni ed effetti collaterali.
Per le prime è importante una attenta indagine da parte dello psichiatra per escludere la presenza di altre malattie e disfunzioni che sconsiglino l'uso di certe classi farmacologiche, così come è importante che il paziente racconti le eventuali patologie o sintomi organici di cui è affetto.
Gli effetti collaterali sono purtroppo associati all'effetto terapeutico e, dunque, spesso inevitabili. È necessario fare in modo che siano più tollerabili considerando anche la sensibilità individuale. Ciascun paziente reagisce in modo molto personale agli psicofarmaci. La terapia farmacologica va pertanto sperimentata e dosata in un rapporto di stretta collaborazione tra medico e paziente. Il loro uso prevede numerosi controlli durante la fase di somministrazione.

  • Le psicoterapie

Le psicoterapie consentono al paziente di non limitarsi a cancellare il dolore o a volere far semplicemente scomparire i sintomi con una terapia farmacologica, ma puntano a comprendere e, se possibile, rimuovere anche ciò che ha potuto originare i disturbi, a capire quale può essere l'origine del malessere profondo e a superare, o comunque meglio convivere con ferite e traumi psicologici, sensi di colpa e difficoltà di adattamento.
Lo psicologo può guidare e accompagnare il paziente che si è rivolto a lui nel processo di recupero della salute mentale, che è sempre anche un percorso di auto guarigione, la capacità del paziente di operare i mutamenti necessari nei suoi atteggiamenti, nel suo sentire e nelle emozioni responsabili della sua sofferenza.
Esistono moltissime "scuole" di psicoterapia, fondate su differenti teorie del funzionamento della mente umana, che propongono trattamenti di durata diversa e con differenti tecniche; proprio per questa grande varietà, solo alcuni approcci sono disponibili presso i CSM, che offrono un supporto psicologico sia individuale che di gruppo ai pazienti che sono disponibili a intraprendere un percorso impegnativo di "lavoro su se-stesso".

  • La riabilitazione

La riabilitazione si rivolge a quelle persone che, ammalatesi di malattia mentale, sviluppano aree di disabilità che possono essere legate all'autonomia personale, alla cura di sé, a problematiche di tipo sociale, relazionale o lavorativo.
Il percorso riabilitativo è finalizzato ad aiutare la persona a riprendere in mano la propria vita, attraverso un percorso di potenziamento personale (empowerment) che sostenga la persona stessa a riconnettersi con le proprie potenzialità, i propri bisogni e i propri desideri. Concretamente questo percorso è articolato in colloqui conoscitivi che permettono di individuare un percorso concreto con il quale la persona si esplora ed esplora la propria capacità di stare nel mondo, attraverso diverse attività che diventano strumento di mediazione tra la persona e il mondo esterno. Essi possono essere realizzati a domicilio, possono utilizzare ambiti e contesti sociali territoriali quali centri sociali, biblioteche, ambiti formativi, palestre, ecc. o luoghi specifici rivolti a persone con disagio (centri diurni, appartamenti supportati, appartamenti CSM, cooperative sociali...).
I risultati attesi da questo tipo di intervento consistono in un aumento della fiducia in sé stessi, della soddisfazione personale, in un miglioramento delle performance sociali e di conseguenza della qualità della vita. Questo processo prende il nome di personal recovery, traducibile in recupero personale.

Nell'ambito dei lavori del CUFO anno 2013, un gruppo di lavoro misto tra familiari, utenti e operatori del DSM ha elaborato un documento congiunto che adotta la recovery come modello ideale al quale fare riferimento per i percorsi di riabilitazione.

 



 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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