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Dieta mediterranea e attività fisica per la salute fisica e mentale

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

A dettare legge sulle regole alimentari era fino a qualche tempo fa un simpatico professore universitario di medicina, specializzato in scienze dell’alimentazione, che dagli schermi televisivi nazionali entrava nelle case delle persone. Con tono rassicurante spiegava che si poteva mangiare di tutto un po’, ma con moderazione.

Foto Articolo Alimentazione nov22

Fondamentale era la dieta mediterranea, il nostro patrimonio produttivo nazionale, diceva il professore con un ampio sorriso: pane, pasta, mozzarella e parmigiano, la caprese, la pizza. Se il mandolino fosse commestibile forse avrebbe consigliato anche quello nella sua dieta di lunga vita.

Sono bastati pochi anni per chiarire definitivamente che per dieta mediterranea non si intende la promozione dei prodotti che esportiamo maggiormente, ma di quelli che nell’area del mediterraneo sono autoctoni e costituiscono da millenni il principio base dell’alimentazione. Quantomeno prima del disastro industriale che ha portato in tavola pesticidi e prodotti raffinati e con altissimi indici di zuccheri. Il limite della scienza divulgativa quando va in televisione o nei social è un po’ questo: tendere a bilanciare la salute della persona con altri interessi che con la salute hanno poco a che fare.

Questa premessa è necessaria per aggiornare sulle novità scientifiche emerse, con tutta l’autorevolezza del caso, durante il convegno “Il benessere in mente - Alimentazione e comportamenti sani in salute mentale" svoltosi martedì 22 novembre: il primo convegno sul tema oranizzato da Regione Emilia-Romagna e Ausl di Bologna, fortemente voluto da Alessio Saponaro della Regione e Franca Bianconcini dell'Ausl.

Lo scopo dell’incontro era quello di aggiornare un’ampia platea di esperti sull’andamento del progetto di monitoraggio, a cura dell’Ausl di Bologna, della salute psicofisica di persone con patologie psichiatriche che hanno partecipato ad attività organizzate da alcune associazioni durante il biennio 2020-2022. Una rete di co-progettazione e integrazione che ha visto coinvolti tutti gli attori del mondo della salute mentale.

Fra gli interventi da segnalare quelli della dottoressa Marina Fridel, della Direzione Generale Cura della persona, salute e welfare della Regione Emilia-Romagna, e del dottore Gustavo Savino dell’Ausl di Modena, perché hanno offerto consigli pratici per il benessere psicofisico alla luce delle novità scientifiche sul movimento corporeo e sulla Psichiatria nutrizionale, un campo di ricerca emergente che indaga la relazione tra dieta e benessere mentale.

La notizia confermata da numerosi studi è che l’intestino è collegato al cervello attraverso il nervo vago, incidendo sul sistema nervoso centrale. L’intestino possiede oltre mille miliardi di batteri, virus, funghi e protozoi (flora intestinale o microbiota intestinale) che, comunicando tra loro nella fase del metabolismo degli alimenti, inviano al cervello e al sistema nervoso centrale i nutrienti necessari per il corretto funzionamento psicofisico.

Nel caso di un’alimentazione scorretta si possono verificare, infiammazioni e stress ossidativi che possono addirittura influire sulla plasticità cerebrale, determinando il volume dell’ippocampo, in cui risiedono il comportamento e l’umore. Nelle malattie degenerative del cervello si sono osservate relazioni fra il volume del cervello e le capacità complessive di risposta oltre delle facoltà mentali anche di quelle motorie. Ecco allora entrare in campo la Psichiatria nutrizionale e i suggerimenti per mantenere il flusso corretto di “nutrienti” per il cervello: negli studi è risultato che la dieta mediterranea, unita a una costante attività fisica, mantengono corpo e mente in salute.

La “salute” del microbiota è quindi l’obiettivo. Ma quali sono i determinanti che mantengono questo complesso organismo nell’equilibrio corretto? La diversità dei microbi, e la prevalenza di alcune specie su altre, dipende da molteplici fattori come la salubrità del luogo in cui vive, il proprio patrimonio genetico, la storia personale, inclusa quella prenatale, il tipo di parto e di allattamento, la qualità del sonno e, ultimi ma non ultimi, l’alimentazione e lo stile di vita. Come si diceva questi due punti sono stati il focus di molti degli interventi durante il convegno.

Si è fatta chiarezza sulla dieta mediterranea, cioè un’alimentazione basata su cibi poco raffinati e ricchi in fibra, che contempli molta frutta e verdura (sia cruda che cotta) e che preveda alternative proteiche alla carne, come legumi, pesce, semi. Importanti i cereali integrali, l’olio Evo o monoseme (sempre a crudo). I pasti devono essere equilibrati fra carboidrati, parte proteica e verdura. È importante bere da un litro e mezzo a due litri di acqua al giorno, equivalenti a 8-10 bicchieri. Da evitare zuccheri aggiunti e sale; limitare il più possibile il consumo di salumi, formaggi e caffeina.

Esattamente il contrario della cosiddetta “Western Diet”, ricca di grassi animali, fritti, carni rosse, zuccheri (anche nelle bevande zuccherate), carboidrati raffinati, prodotti alimentari industriali, causa di altre patologie come tumori, diabete e insufficienze cardiovascolari (come dimostrato anche dalla diffusione dell’obesità nei Paesi dove la Western Diet impera). Fondamentale la regolarità, la varietà e la moderazione dei pasti. Evitare assolutamente fumo e alcolici.

Questo regime va accompagnato da attività fisica regolare, costante, minimo 5-7 ore alla settimana, ideale se di almeno 30 minuti al giorno con semplici attività motorie come andare a piedi, salire le scale, muoversi in bicicletta. Il controllo del peso “forma” è il riscontro principale che abbiamo a disposizione. Gli studi scientifici parlano esplicitamente di azioni che incidono positivamente su disturbi come ADHD, stati d’ansia, depressione, disturbi bipolari e psicotici.

Come sappiamo purtroppo, e come ha spiegato la dottoressa Fridel durante il convegno, “le persone con disturbi mentali presentano un aumentato del tasso di mortalità e una maggiore prevalenza delle patologie croniche, rispetto alla popolazione generale. Questi fenomeni risultano correlati sia all’assunzione prolungata di farmaci sia alla presenza di altri fattori di rischio quali inadeguata cura di sé, scarsa integrazione sociale e affettiva, difficoltà a riconoscere, cercare e ottenere un aiuto medico” e, quando sono in cura, una bassa accettazione e attenzione riguardo i trattamenti medici da seguire.

La dottoressa Fridel aggiunge che è necessaria la consapevolezza del problema anche da parte degli operatori sanitari. I servizi sanitari che “rispondono ai bisogni di tipo terapeutico assistenziale ma spesso non hanno la possibilità di incidere sulle problematiche che condizionano il benessere complessivo delle persone malate. Occorre perciò favorire - rileva la dottoressa Fridel - un approccio complessivo nella promozione di sani stili di vita nei pazienti affetti da patologie psichiatriche per superare le barriere all’integrazione dei malati nella vita sociale e collettiva e, soprattutto, intervenire in una fascia di popolazione a maggior rischio di sedentarietà e scorretta alimentazione offrendo consulenza sullo stile di vita per i pazienti con sintomi di salute mentale alla stregua delle terapie, per motivare e monitorare nel tempo l’aderenza alle raccomandazioni”. È necessario inoltre, conclude la dottoressa Fridel, “che gli operatori sanitari utilizzino un approccio motivazionale e offrano ai pazienti motivati al cambiamento dei percorsi di sostegno alla promozione di sani stili di vita”.

In questo senso una novità importante è stata comunicata dal dottor Gustavo Savino dell’Ausl di Modena, che oltre a invitare a ponderare quali siano le attività fisiche migliori per il singolo paziente e come svolgerle, ha ricordato che per le persone con diagnosi di tipo psichiatrica il medico di medicina generale o lo psichiatra possono inviare presso la medicina dello sport dell’Ausl il paziente per personalizzare le attività insieme con i chinesiologi presenti nel servizio e monitorare l’andamento anche dell’attività fisica.

Si tratta insomma di novità fondamentali che portano una luce nuova su alcune delle possibili cause e su nuove integrazioni terapeutiche per la patologia psichiatrica. Bisogna ora operare in senso culturale, consapevoli della difficoltà di entrare nel “privato” dell’alimentazione soprattutto delle famiglie dei pazienti psichiatrici, spesso indulgenti verso l’idea di un’alimentazione gustosa ma troppo sbilanciata (western diet) nella convinzione di gratificare la persona con disturbi mentali ed equilibrare così la sofferenza.

Vuole quindi dire cominciare a fare la spesa in modo più consapevole, privilegiando chi coltiva e produce in modo sano. Non aiuta essere circondati da messaggi pubblicitari e mediatici che vanno purtroppo in direzioni opposte, con buona pace del simpatico professore universitario nutrizionista che, nel frattempo e come è normale nel progresso scientifico, avrà sicuramente cambiato opinione su cosa sia la dieta mediterranea.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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