di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni
Ogni sabato fino a quello del 18 dicembre scorso l’associazione L’Aliante ha organizzato pranzi per i disabili di cui si prende cura. Lo ha fatto al Provvidone, la cascina nella campagna di Castelmaggiore riadattata a casa delle Associazioni della Salute Mentale.
Nella foto Liana Baroni
“È stato il frutto della collaborazione attiva con il Comitato Utenti Familiari e Operatori della Salute Mentale di Bologna” ci racconta Paola Verlicchi, una socia molto attiva nell’associazione.
Questi sabati sono un esempio di come la co-progettazione del programma PRISMA, che vede operative le associazioni insieme al Dipartimento di Salute Mentale di Bologna, porti sempre a risultati virtuosi che garantiscono momenti di autonomia del disabile, come in questo caso, fino a progetti terapeutici per utenti gravi. Un contesto di confronto e di collaborazione, che permette ad associazioni impegnate in campi diversi, dalla neuropsichiatria infantile alla psichiatria adulti, di intrecciare storie personali e obiettivi diversi per concorrere a un progetto comune.
In questo caso L’Aliante, che ha la sua sede a Borgonuovo di Sasso Marconi, ha avuto modo di ottenere un contributo economico dall’AUSL di Bologna e una sede ampia e polivalente, dove potere accogliere i propri utenti affetti da disabilità varie, da quelle cognitive a quelle psichiatriche.
Non è una conquista banale per L’Aliante, soprattutto in un momento complesso per l’associazione che ha appena perso la presidente Liana Baroni, una figura autorevole attorno alla quale si riuniva l’intera comunità dell’associazione.
Fondatrice trentasei anni fa dell’ANGSA, Associazione Nazionale Genitori PerSone con Autismo, madre essa stessa di un figlio con autismo, si è distinta per avere combattuto la falsa teoria psicanalitica psicodinamica della cosiddetta “madre frigorifero” come causa dell’autismo, che in Italia per decenni ha impedito sia la ricerca scientifica biomedica sulle vere cause dell’autismo, sia l’applicazione degli strumenti psicopedagogici basati sull’Analisi Applicata del Comportamento.
Liana ha contribuito a fondare e individuare la mission dell’associazione L’Aliante, che prevede l’ausilio di operatori specializzati e promuove iniziative per favorire una civiltà dell’inclusione attraverso attività educative e ludiche. Perché i giovani disabili hanno bisogno anche di questa componente per partecipare attivamente alla socialità. Negli ultimi anni come Presidente di Aliante Onlus Liana Baroni si è particolarmente impegnata sul tema del “Dopo di Noi”.
Proprio nell’ottica delle attività ludiche di autonomia, che sgravano fra l’altro i genitori del difficilissimo compito di vigilare sui proprio figli 24 ore su 24, nasce il progetto dei pranzi al Provvidone, dove un’allegra brigata di operatori e utenti si ritrova per preparare il menù nella grande e attrezzatissima cucina e servire il pasto a un gruppo composto solitamente da una quindicina di persone.
“Ogni sabato abbiamo raccolto i partecipanti con il nostro pulmino per portarli al Provvidone” racconta Isabella Montanaro, operatrice per conto de L’Aliante. Un lungo giro delle abitazioni sparse fra le zone di Sasso e Bologna per addentrarsi nella vasta pianura agricola delle frazioni di Castelmaggiore. All’arrivo nella piccola tenuta contadina le ragazze e i ragazzi si dividono fra le attività preferite. Chi corre a scegliere i giochi da tavolo in attesa che sia pronto a tavola, chi partecipa in cucina alla preparazione del pranzo. Isabella, abile cuoca, sovrintende i lavori. Si sbucciano le patate da cuocere al forno, si lavano e preparano le verdure di contorno ai vari piatti che Isabella porta al Provvidone. Poi tutto viene messo a cuocere. Chi resta in cucina controlla con impazienza la cottura chiedendo conferme a Isabella. La grande tavola imbandita è il momento in cui tutti, indistintamente, socializzano scambiandosi parole divertire e a volte affettuose. Nascono e si rafforzano amicizie. E poi tutti a lavare le proprie stoviglie, per imparare quell’autonomia che è l’obiettivo auspicato da molte delle associazioni del CUFO. Un po’ di musica e quindi ci si prepara per tornare a casa. Fa buio presto ormai e purtroppo la partita allo stadio costringe a muoversi per tempo, per non rimanere imbottigliati nel traffico della liturgia invadente del campionato di calcio.
“Sarebbe importante che iniziative come queste abituassero alla partecipazione, alla responsabilità nella prospettiva di una coabitazione fra utenti o anche solo nel potere vivere in un appartamento con caregivers che sappiano gestire e accettare la disabilità” conclude Paola Verlicchi. Questa è la speranza del Dopo Di Noi. Questo è l’obiettivo a lungo termine di giornate che alcuni sottovalutano a torto come momenti di scarso rilievo terapeutico o inclusivo. In realtà proprio da questi progetti PRISMA può nascere l’autonomia necessaria per diventare cittadini e non solo soggetti bisognosi di cure.
Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi
...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...
Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo Pini, di Milano.
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