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Michele e l'informatica. Una testimonianza

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

a cura di Federico Mascagni, caporedattore di Sogni&Bisogni

Michele è un ragazzone alto e ben piazzato ma dai modi timidi e gentili. Nel suo passato pesano episodi di bullismo che Michele ha ancora stampati in mente e che a volte confida agli amici. Ma nonostante la delicatezza dei modi trapela, soprattutto sui suoi post su Facebook, un inguaribile entusiasmo per la vita.

E questo entusiasmo lo ha manifestato raccontando giorno per giorno la sua partecipazione al corso di informatica del progetto “Comunicazione per la Salute Mentale” approvato e finanziato dal Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Bologna. Attraverso i suoi post quotidiani, in cui manifestava il desiderio, quasi l’impazienza dell’entrata in aula, i primi risultati e infine la gioia per l’attestato di frequentazione ricevuto, Michele ha testimoniato perfettamente l’obiettivo del progetto, cioè quello di colmare il gap informatico che impedisce tuttora a numerosi utenti e familiari di comunicare ed esprimersi attraverso le tecnologie della comunicazione.

“Sono venuto a conoscenza dei corsi di informatica dal mio C.S.M. di appartenenza che è quello di San Giorgio di Piano” ci racconta Michele. “Ho partecipato sia al livello di base sia a quello intermedio. Per il primo corso mio padre mi accompagnava alla casa delle associazioni il “Provvidone” invece per il corso di livello intermedio mi accompagnava a Bologna.” Al progetto si è arrivati anche grazie alla generosa donazione dell’associazione ITACA Bologna, che fa parte del Comitato Utenti Familiari e Operatori della Salute Mentale di Bologna. ITACA è riuscita a distribuire dispositivi informatici a tutte le associazioni del CUFO che ne abbiano fatto richiesta. E Michele aveva richiesto un tablet.

A Indaco, consorzio di cooperative, il compito di organizzare il corso di formazione. “Mi sono trovato bene con gli educatori” racconta Michele riferendosi ai formatori presenti in aula, tutti operatori della Salute Mentale. “Li conoscevo quasi tutti e mi hanno insegnato in maniera chiara a usare il tablet. Sono stati sempre disponibili ad aiutarmi.” Altro punto importante l’occasione di incontro, di socializzazione in un momento in cui questa è negata dalla pandemia. “Il clima in aula è sempre stato sereno e con gli educatori e gli altri partecipanti ai corsi mi sono molto divertito. I miei compagni non li conoscevo tutti, ma in loro compagnia mi sono trovato bene anche se ora non ricordo i loro nomi.”

Da questa esperienza Michele esce con una riflessione: “Penso di aver imparato da questi corsi di informatica molto, sicuramente tutte le cose più importanti. Ma se potessi fare una richiesta, vorrei poter partecipare ad un corso avanzato e vorrei durasse per più incontri così imparerei più cose.” E nelle sue parole intuiamo il desiderio di rimanere in compagnia di altri uscendo dall’isolamento nel quale, tutti, siamo faticosamente immersi.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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