a cura di Maria Berri
La Redazione di Sogni e Bisogni ha intervistato l’insegnante di sostegno dell’Istituto Comprensivo di S. Giorgio di Piano (BO) Patrizia Alvoni su un interessante progetto che coinvolge un bambino con la sindrome di Down dal titolo Capoeira è Jogo.
Il titolo molto accattivante ha suscitato curiosità e voglia di saperne di più esplorando una disciplina non molto conosciuta. Soprattutto si è voluto approfondire quale impatto abbia avuto la miscellanea tra danza, musica e lotta afro brasiliana sugli alunni in generale e, in particolare, su quello speciale.
La proposta del Progetto, precisa Patrizia Alvoni, è stata presentata alla scuola dall’ Associazione GRD ( Associazione Genitori e Ragazzi Down ) in particolare dalla dott.ssa Misuraca che ne è la referente. La famiglia del bambino con sindrome di Down, che la stessa Patrizia seguiva nella classe V C dell’I.C. di S. Giorgio di Piano, fa parte di questa associazione.
Patrizia Alvoni spiega che la Capoeira è un’attività di ordine psicomotorio e musicale che abbraccia diversi risvolti didattici come l’accrescimento attentivo, il controllo psicomotorio, la musicalità e un diffuso benessere psicofisico. In ambito musicale è presente l’avvicinamento alle percussioni, ai ritmi, all’uso della voce su registri afro-brasiliani dove la musicalità in chiave tradizionale/orale viene trasmessa, tra l’altro, in un’attività ludica appassionante. Le lezioni sono particolarmente adatte all’età dello sviluppo e alla ricerca dell’armonia del corpo e della mente, il tutto risulta propedeutico al superamento dei conflitti ed al controllo del sé.
Gli attori coinvolti sono stati tutti gli alunni della classe V C al cui interno vi era anche l’ alunno “speciale”.
La docente chiarisce che, come insegnante di sostegno, si è posta l’obiettivo più generale dell’integrazione dell’alunno con Sindrome di Down. Infatti, il progetto si è proposto di offrirgli la possibilità di relazionarsi in un contesto diverso, tramite stimoli accattivanti, in cui musica e movimento siano a lui confacenti, tutto questo in prospettiva di una attività sportiva futura, sotto la guida di un maestro esperto di danza cubana ed eseguita insieme ai suoi compagni di classe. Opportunità speciale per tutti i bambini del gruppo classe che hanno potuto, così, conoscere e praticare una nuova disciplina sportiva legata al movimento e alla musica, in un clima divertente dove le relazioni diventano spontanee e aumenta il benessere psicofisico.
Tra gli obiettivi prefissati, continua Patrizia Alvoni, nelle attività didattiche, ha avuto rilevanza la conoscenza e la padronanza del proprio corpo, lo stimolo all’equilibrio e alla resistenza, lo sviluppo ulteriore dell’elasticità corporea e quello del rispetto dell’altro e delle distanze. Attraverso la formazione del cerchio degli alunni si è promosso la parità dei partecipanti e l’incontro. Gli stessi alunni sono stati stimolati allo sviluppo emozionale, alla conoscenza, al dialogo, al contatto con l’altro. Di conseguenza, si è sviluppato il senso comunitario e di appartenenza ad una società di pari e al superamento dei propri ostacoli.
La presenza di Riccardo ha permesso al gruppo classe di usufruire di questo particolare progetto , inserito fra altri nell’associazione di cui fa parte la sua famiglia. Se non ci fosse stato RICKI… niente Capoeira!
Ha condotto il progetto Walter Da Costa, nato a Recife in Brasile , Maestro di Capoeira, riconosciuto dal’APBC (Associazione di professori di Capoeira Federazione di Pernambuco – Brasiliana).
Patrizia Alvoni, inoltre, ha precisato che Il progetto si è svolto nel corso dell’anno scolastico da novembre 2018 a marzo 2019 per un totale di 10 incontri di un’ora ciascuno.
Al termine del Progetto, è stata fatta una valutazione globale, la ricaduta sull’alunno Riccardo e sulla classe è stata ottima. Sensibile il miglioramento globale di Ricky in tutti i sensi in quanto coinvolto pienamente nelle sedute e con un evidente progresso nel comportamento, nell’impegno e nella cooperazione con il gruppo . Tutti i compagni , entusiasti dell’attività, hanno partecipato con motivazione e curiosità , dimostrando a livello corporeo una progressione nella coordinazione, a livello mentale hanno mostrato una certa armonizzazione negli atteggiamenti cooperando volentieri e accogliendo le proposte di Walter.
Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi
...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...
Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo Pini, di Milano.
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