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Dipendenze, cresce il policonsumo. Ripensare i percorsi di cura

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

È stato presentato il rapporto 2022 sulle dipendenze da sostanze in area metropolitana, un appuntamento annuale da parte dell’osservatorio epidemiologico metropolitano sulle dipendenze patologiche dell’Azienda Usl di Bologna, che riguarda l’osservazione di quanto avvenuto nell’area di Bologna nel corso del 2021.

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Se da una parte calano le persone che fanno uso di oppioidi, forse un effetto anche della difficoltà di approvvigionamento da parte dei consumatori durante la pandemia, cresce dall’altra il fenomeno grave del policonsumo di sostanze, in particolare l’associazione fra cocaina e alcol e l’abuso di cannabinoidi e alcol. I dati raccolti dall’osservatorio dell’Ausl di Bologna diretto dal dottor Raimondo Pavarin riporta che i dati derivano dai ricoveri in ospedale, soprattutto nei reparti di psichiatria per malattie e disturbi mentali, e dai nuovi accessi ai Sert.
Il policonsumo aumenta del doppio il rischio di morte”, dichiara il dottor Pavarin, perché gli abusi di sostanze si sommano non solo negli effetti sull’organismo, con crisi respiratorie o gravi problemi cardiovascolari, ma “anche nella scarsa cautela e attenzione di comportamenti ad alto rischio”, come guidare sotto l’effetto di stupefacenti.

Le ragioni trasversali rispetto all’utilizzo delle sostanze nei giovani rimane la ricerca di sensazioni o piacere, aspetti che riguardano il consumo “sociale” o “collettivo” nel gruppo di amici, incentivato dalla facile reperibilità o disponibilità delle sostanze, la necessità di migliorare il proprio umore o per ragioni di divertimento, per affrontare, ovvero contrastare o attenuare emozioni negative che scaturiscono da esperienze negative di disagio.

È bene ricordare che parte degli aumenti di consumo di alcol sono fra gli under 24, confermando la crescita costante del dato rispetto agli anni passati.
Bisogna ripensare il percorso di cura”, afferma la dottoressa Maria Luisa Grech, direttrice dell’Unità Operativa Complessa (UOC) del Servizio Dipendenze Patologiche (SerdDP) dell’AUSL di Bologna. “Il tossicodipendente non è più solo l’eroinomane, ma anche il consumatore abituale di cocaina e cannabis. Dei dieci morti per overdose dichiarati a Bologna nel 2021 sei non erano noti ai servizi. Essere in carico alle Dipendenze Patologiche dell’Ausl o presso il privato sociale è un elemento protettivo per la persona con dipendenze”. Tanto più che rispetto ad altre città, dove il privato sociale specializzato chiede aiuti per rimanere aperto, a Bologna il problema non si pone perché istituzione, cioè i Sert, il privato sociale e il volontariato di strada sono strettamente connessi e in dialogo costante in un’ottica di collaborazione e dialogo continuo. Questo, viene da sottolineare, elimina alla radice anche il rischio di protagonismi, se non nei casi più gravi di situazioni profittevoli, da parte di grandi comunità specializzate ma chiuse in loro stesse sia dal punto di vista identitario che metodologico.

Essere a sistema, spiega la dottoressa Grech, vuole dire mettere in relazione la base che lavora in strada, nelle piazze e sotto i portici, nelle stazioni ferroviarie, nelle strutture a bassa soglia, che opera in quel complesso volontariato diurno e notturno che conosce personalmente i consumatori affetti da dipendenza, con cui è in relazione diretta e che spesso è tramite per accompagnarli a conoscere i Sert per capire se sono disposti a iniziare un percorso di cura. “Questo sistema di relazioni non può essere una gestione esclusiva di nessuno - conclude la dottoressa Grech - perché ridurre il danno vuole dire incontrarsi assieme e lavorare in team”.




 

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...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
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Versi tratti da "La Terra Santa"
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