a cura di Marie-Françoise Delatour, capo-fila del progetto
Ogni giovedì, a partire dal 17 giugno, il Provvidone (la casa delle associazioni della salute mentale a Castel Maggiore) diventa la sede di un corso di cucina che impegna 11 utenti della psichiatria Adulti.
Gabriella, Luca, Roberto A. e Roberto Z., Simone, Erica, Luisa, Nicola, Adriano, Angelo, Francesca e Valentina si ritrovano tutti i giovedì mattina alle 9,30 con i volontari delle associazioni per iniziare la giornata in aula e dietro i fornelli. Vengono dai CSM di San Pietro in Casale, Budrio, Mazzacurati e San Lazzaro.
La giornata inizia con un briefing tenuto dalla familiare MF volontaria e presidente di una delle associazioni; un'ora dedicata ad un po' di teoria sulle regole per una cucina sana e sulle indicazioni da seguire in modo specifico per chi ha dei problemi di salute mentale, sulla base dell’esperienza triennale già attuata a Bologna dalle associazioni negli anni passati. Vengono anche illustrate le ricette del giorno, le loro proprietà terapeutiche e gli accorgimenti tecnici per riuscire bene le ricette.
Ore 10,30, tutti in cucina. Armati da grembiule e cuffia, da tagliere e coltello, i partecipanti scelgono quale ricetta vogliono preparare e procedono in coppia, seguendo diligentemente le istruzioni scritte che sono state preparate appositamente per loro.
Alle 12,30 miracolo: il tavolo si riempie di molte preparazioni belle, buone e sane, che rispettano tutti i criteri dell’alimentazione per la salute mentale insegnateci dalla naturopata Anna Di Muzio ed illustrati nel libro “Alimentazione e Salute Mentale” scritto proprio da MF Delatour.
Nelle prime giornate di corso abbiamo preparato verdure crude, verdure cotte, primi leggeri, pesci e crostacei, carni, ricette a base di uova e torte salate. In tutto 60 ricette già sperimentate dai partecipanti durante le prime 6 giornate del corso (vedere l’elenco delle ricette in fondo all’articolo).
Per alcuni partecipanti certi ingredienti sono risultati delle novità: avocado, uova di pesce, curcuma, sarde fresche, sedano-rapa, zucchine preparate a crudo, ricette salate con anche l’uvetta, semi di cumino, pasta fillo ecc.
Nelle prossime giornate ci restano ancora da affrontare i legumi, le zuppe, i dolci, le bibite gli estratti e le tisane, nonché la preparazione di un buffet-aperitivo per gli amici.
Il gruppo dei partecipanti viene sostenuto da un gruppo di volontari (Giusi, Maria, Aldo, Deanna), ma sono loro i protagonisti, i volontari danno indicazioni in modo discreto quando viene richiesto e non si sostituiscono mai ai partecipanti.
Alle 13 tutti in giardino per assaggiare le ricette preparate. Una bella tavolata, gioiosa e libera nell’esprimersi sulle difficoltà incontrate, sui risultati raggiunti, sul come ciascuno si è sentito nel lavoro in cucina. Durante la settimana il compito è anche quello di cucinare a casa per riprodurre le ricette che uno vuole, nonché adottare sempre di più regole per una cucina sana, a cominciare dalla scelta degli ingredienti.
Che cosa ne pensano gli utenti?
Sembrano molto soddisfatti, hanno detto che “questa iniziativa va molto al di là delle loro aspettative, sia dal punto di vista delle cose imparate in cucina, sia dal punto di vista del rispetto reciproco e del clima di amicizia che si è creato”. Ne sono testimoni la puntualità con la quale i partecipanti si ritrovano tutti ogni giovedì, la chat che hanno attivato tra loro per restare collegati tra un appuntamento e l’altro, il desiderio di restare assieme fino alle 17, per scambiare sull’esperienza di sofferenza psichica di ciascuno oppure più semplicemente per guardare un film assieme. Ne sono testimoni anche la fierezza e la passione che mettono i nuovi cuochi per pulire i bordi dei loro piatti di portata, per decorare le loro ricette con erbe aromatiche e fiori edibili del giardino, per fare le foto delle preparazioni cucinate alla fine di ogni mattinata in cucina.
In realtà questo non è un semplice corso di cucina sana per utenti.
Questo primo corso fa parte di un percorso integrato ed intensivo rivolto a più di 20 utenti di vari CSM, percorso chiamato “PROGETTO INTEGRATO ED INTENSIVO BENESSERE PSICOFISICO” approvato dal DSM nell’ambito del programma PRISMA 2021 ed attuato in collaborazione con la dirigente dei servizi infermieristici del DSM dott.ssa Franca Bianconcini.
Da molto tempo (2015) le associazioni pongono l’attenzione sulla salute fisica degli utenti, che viene spesso trascurata, come se chi ha problemi di salute mentale avesse solo una mente da curare, mentre del corpo non c’è bisogno di occuparsi. Lo psichiatra rimanda la salute fisica al medico di base, e il medico di base spesso si disinteressa pensando ancora che lo psichiatra si occuperà di tutto. Il risultato è che molte patologie fisiche, all’inizio non gravi, non vengono prese nella giusta considerazione e rischiano di essere considerate come una conseguenza inevitabile degli psicofarmaci, oppure rischiano di accentuare ancora di più i disturbi psichici.
Siamo una unità corpo-mente-spirito, e bisogna occuparsi di ciascuno globalmente, senza trascurare il corpo; come ha detto una nostra collega, il corpo viene troppo spesso “rimosso” per chi ha problemi di salute mentale.
Per conto suo il DSM dedica da poco una maggior attenzione a quelle che sono le possibili conseguenze fisiche dell’utilizzo degli psicofarmaci: sindrome metabolica con aumento di peso e rischi di diabete, problemi cardiovascolari, squilibri ormonali specie per i maschi. Da quest’anno il DSM mette in atto un programma di monitoraggio dei parametri della salute fisica per i pazienti psicotici iniziando da quelli che fanno la terapia depot. Questo monitoraggio entra a pieno titolo nella nuova cartella informatizzata CURE.
L’occasione di una collaborazione organica tra monitoraggio della salute fisica del DSM ed interventi delle Associazioni per migliorare gli stili di vita dei nostri familiari ci è stata fornita quest’anno dal programma PRISMA. LA co-progettazione del PRISMA ci ha consentito di lavorare assieme, di mettere a fuoco le nuove esigenze, di sperimentare un nuovo percorso integrato nel quale ciascuno, all’interno delle proprie competenze e responsabilità, può operare per unire le forze e coordinare i vari interventi su un medesimo gruppo di utenti.
IL percorso proposto a ciascun partecipante viene così articolato:
questionario iniziale ai partecipanti sul loro vissuto relativo alla salute fisica, sui loro attuali stili di vita, sui loro problemi e gusti in materia di alimentazione, di movimento, di socializzazione e di spiritualità; questionario a cura dell’associazione Cercare Oltre che è anche capo-fila dell’intero progetto;
check-up medico-clinico approfondito a ciascun partecipante da parte del DSM (esami ematologici) per diagnosticare eventuali problemi funzionali degli organi interni;
inizio del percorso “attivo” con un corso di 10 giornate di cucina e sana alimentazione, attuato dalle associazioni Cercare Oltre e Cristina Gavioli, con la collaborazione dell’Associazione Non Andremo mai in TV; il primo gruppo di cui si racconta nel presente articolo ha iniziato in giugno al Provvidone e finirà a fine agosto, il secondo gruppo frequenterà un altro corso di cucina da settembre in poi presso la Casa di Tina, la casa delle Associazioni in centro a Bologna.
Proseguimento del percorso con delle attività settimanali di movimento e respiro con l’associazione Non Andremo mai in TV: percorsi in bici e trekking urbano e collinare con gruppi organizzati in funzione dei vari livelli di esperienza dei partecipanti;
Percorso di meditazione ed integrazione corpo-mente di 10 incontri a scelta tra meditazione creativa con musica (Associazione Cercare Oltre con Sara Breviglieri) oppure meditazione con yoga (Associazione Cristina Gavioli con Laura Salvetti );
Esperienza finale di rilassamento alle terme (Montegrotto di Abano Terme) con l’associazione Non Andremo mai in TV.
Check-up finale dei parametri di salute fisica con il DSM e valutazione complessiva dei risultati raggiunti e dei miglioramenti riscontrati dai partecipanti.
Durante il percorso, ciascuno dei CSM che ha inviato propri utenti si è impegnato a sostenerli e a segnalare eventuali difficoltà o modifiche da introdurre nel percorso.
Si tratta di un percorso impegnativo, che richiede costanza e motivazione, non solo per gli utenti ma anche per i volontari delle associazioni che si fanno carico di tutto, anche della preparazione dei materiali didattici. Il progetto è partito alla grande, con un primo gruppo di partecipanti interessati e motivati. Vedremo strada facendo come evolvono le varie iniziative del percorso e quali risultati otterremo all’arrivo.
Ai seguenti link il progetto e le ricette dei primi 6 giorni: Depliant Ricette
Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi
...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...
Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo Pini, di Milano.
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