Questo articolo è stato scritto a quattro mani da Maria Berri e Daniele Collina, redattori di Sogni&Bisogni
"La passione", declinata nelle sue molteplici sfaccettature, è il tema che viene sviluppato nel numero di luglio 2022 de "Il Nuovo Faro". Per l'editorialista Fabio Tolomelli la passione è la vita, e spazia toccando sia la sfera più intima e sentimentale come l'affetto per gli amici, l'amore per la propria compagna e per la famiglia, sia quella legata alle proprie inclinazioni come il diletto nello scrivere, il piacere di fare musica, ma in particolare l'amore per il ciclismo per il quale prova le emozioni più forti.
Fabio descrive tale passione paragonando questo sport alla metafora della vita. Infatti, come spesso accade nella propria esistenza per poter raggiungere determinati traguardi, anche nel ciclismo sono richiesti sacrifici per poterlo praticare a livello agonistico, superando i tanti ostacoli che si presentano via via. Per ottenere buoni risultati occorre allenarsi bene, avere costanza, e sopportare grandi fatiche fisiche, bisogna, inoltre, reggere lo stress e le pressioni di tipo competitivo. Durante la gara il comportamento dei corridori deve essere improntato alla correttezza e alla lealtà, cercando di non crearsi inimicizie, ma dare spazio alla solidarietà e diventare buoni alleati, senza, però, per questo farsi sovrastare.
Alcune pagine sono state dedicate agli aspetti più artistici degli autori dei vari articoli: poesie molto toccanti che esaltano l'amore per l'universo femminile, ma anche sono raffigurati quadri di rebus scacchistici in cui si mettono in valore le strategie e le abilità dei giocatori nel prendere decisioni.
Anche in questo numero sono riprodotti quadri e mi riferisco a quelli a firma dell'artista Luigi Plescia, poeta molisano, conduttore di laboratori di ricerca teatrale e regista di spettacoli. Plescia fa parte del Collettivo Artisti Irregolari Bolognesi dal 2020. Luigi ti cattura con le sue fantasmagoriche immagini policromatiche ed enigmatiche in cui i soggetti sono di varia natura. Notevole l'opera in cui campeggia un crocifisso stilizzato, mentre in un altro lavoro si delinea un'immagine femminile dai contorni regali che ricorda la regina Nefertiti. L'artista dipinge uno scorcio marino in cui si staglia una barca alla deriva sotto un sole nero, mentre un uomo solitario, forse un emigrante, passeggia sul bagnasciuga.
Nell'inserto presente nel giornale si parla della passione per il lavoro. Angelo Fioritti, presidente del Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale ed ex Direttore del DSM di Bologna, ci regala le sue preziose riflessioni sul tema con un articolo che si intitola "Lavorare con Passione". Essendo neopensionato spiega che è stato proprio il distacco parziale dalla sua attività lavorativa che gli ha permesso di parlarne con maggiore obiettività. Ricorda che la stessa Costituzione cita il lavoro come elemento fondante la Repubblica stessa. Il lavoro è argomento complesso e anche misterioso, ma nel contempo affascinante.
Secondo Fioritti, uno degli aspetti più pregnanti del discorso sul lavoro è la dicotomia che c'è tra il concetto di realizzazione e quello di alienazione. Infatti, il lavoro se svolto in condizioni di sfruttamento o sotto imposizione può portare all'alienazione. Ricordo a tal proposito, nella trasfigurazione poetica di un testo di Giorgio Gaber, l'operaio addetto alla catena di montaggio. D'altro canto, se invece il lavoro è quello che abbiamo potuto scegliere e lo facciamo con passione e magari con una certa soddisfazione economica, porta sicuramente all'autorealizzazione.
Occupandosi di salute mentale di comunità, Fioritti ha dedicato una parte importante del suo impegno ad aiutare il maggior numero di persone in carico ai servizi a trovare un lavoro, secondo i loro desiderata. Il suo ragionamento è molto semplice: se per la sua salute mentale il lavoro è così importante, questo deve valere anche per gli altri.
Da vent’anni una delle priorità dei servizi in cui ha operato con passione è stata quella di provare varie strade per aiutare gli utenti a lavorare. Sono partiti con le vecchie “borse lavoro”, che garantivano una strutturazione del tempo, una minima base economica, qualche relazione sociale, ma difficilmente appassionavano. In seguito sono subentrati gli ISRA (Inserimenti socio riabilitativi attivi), i TIFO (Tirocini formativi di tipo A, B, C, D) per poi sfociare nell'IPS (Individual Placement and Support) che aiuta individualmente le persone a svolgere la propria ricerca del lavoro. Molte persone hanno visto così realizzare il proprio potenziale, affrancarsi dall'alienazione e appassionarsi al proprio lavoro. Non per tutti naturalmente, ma per un numero sufficiente di utenti e questo conferma che è la passione il motore che deve ardere in ogni lavoratore.
Ad avvalorare quanto esposto da Fioritti, posso testimoniare quanto sia stato efficace per me usufruire delle borse lavoro, degli ISRA e dei tirocini formativi. Attualmente sto svolgendo, per l'appunto, un tirocinio formativo che mi sta procurando una crescente soddisfazione. In primis perchè mi sento utile e produttiva, in secundis perchè mi trovo molto bene con i miei colleghi con i quali ho instaurato una relazione amicale.
La passione per un mestiere si può anche acquisire nel tempo. È esattamente ciò che è successo a me personalmente. Infatti, mi ritrovo a svolgere un'attività lavorativa per la quale inizialmente non avevo consapevolezza delle mie capacità - avevo una certa titubanza poichè ho competenze maggiori in ambito amministrativo. Man mano, però, che mi cimentavo nelle stesura di vari articoli della redazione di Sogni&Bisogni e con un po' di pratica acquisita nel tempo ho imparato a superare le difficoltà e ora trovo il tutto appassionante in quanto la creatività e la diversità sono le leve vincenti del mio attuale lavoro.
Tornando a Fioritti, egli sostiene che appassionarsi al proprio lavoro, accettare di poter commettere errori, perfezionarsi, dare qualcosa in più della semplice prestazione d'opera fanno sì che il lavoro diventi uno dei più potenti generatori di salute mentale.
Di tutti gli argomenti trattati dal Faro quello scelto per il numero di luglio è probabilmente quello di più ampio respiro dal momento che si può provare passione per praticamente qualsiasi cosa, sia essa un oggetto, una attività, una persona o degli animali.
La passione che proviamo può variare notevolmente, spaziando da un semplice forte interesse fino a una emozione travolgente che può sfociare addirittura in ossessione.
Personalmente ho trovato molto interessante il pezzo scritto da Luca Gioacchino De Sandoli intitolato “Tema: la passione”. Leggendolo si capisce quanto possono variare nel tempo le passioni e come influenzano le relazioni con parenti e amici. Luca scrive della sua passione per la cantante Laura Pausini nata quando aveva 15 anni e di come essa sia cambiata nel tempo, arrivando anche a portarlo a litigare con un amico. Definisce questa una passione giovanile che nel tempo si è affievolita ma che lo ha comunque portato a scrivere un libro, “Pausinite”. A 20 anni Luca si è appassionato all’attrice Kirsten Dunst e definisce questa una passione adulta. E qui nasce la riflessione che le nostre passioni sono fortemente influenzate anche dall’età e dal grado di maturità fisica (vedi lo sport) e mentale. Le passioni, scrive Luca, possono anche scaturire da ricordi ed emozioni che si sono provati guardando un film o leggendo un libro e che la passione riporta alla nostra mente. La passione per una cantante o attrice si può anche basare non sull’aspetto attuale ma su quello che questa persona aveva al momento della nascita della passione stessa. Si tende cioè a idealizzare l’immagine della persona cristallizzandola a una certa età senza considerare lo scorrere degli anni. Tuttavia la più grande passione di Luca è per la scrittura, passione che permette di esprimere le proprie emozioni e può perfino essere terapeutica arrivando anche a cambiare lo stato d’animo verso sé stesso e verso gli altri.
Ho trovato molto belle le interviste fatte da Fabio Tolomelli nel finale del Faro. Nella prima narra del suo incontro con Roberto, da Fabio definito lo psicanalista dei pesci. In questo pezzo ho rivisto gran parte della mia infanzia quando andavo a pescare con mio padre. Non ho mai raggiunto le vette di bravura e competenza di Roberto, ma come lui a volte faticavo a dormire prima di una giornata di pesca. Nell’intervista emerge un importante aspetto delle passioni. Se sono abbastanza forti e genuine possono diventare un lavoro appagante o addirittura diventare, come per Roberto, una filosofia di vita. Non è importante la dimensione del pescato o il suo numero ma le emozioni che si provano stando a contatto, nel caso della pesca, con la natura. Anche in questo caso la passione che si prova a vent’anni è diversa dai 40 o dai 60, ma se è vera si trova comunque il modo di continuare a coltivarla e mantenerla. In rari casi la passione può essere così forte da volerla condividere con gli altri diventando insegnanti e tramandando le proprie esperienze ai giovani o ai neofiti come è avvenuto nel caso di Roberto che ha insegnato a Fabio l’arte della pesca a spinning.
L’ultima intervista è stata con Luke Richards di professione dj. Confrontando le due interviste si coglie la differenza che ci può essere tra le passioni. Mentre la pesca è una esperienza molto personale, spesso fatta da solo o con pochi amici, l’attività di un dj porta a contatto con un gran numero di persone che grazie al lavoro di quelli come Luke, ritorna anche in questo caso la passione che diventa lavoro, condividono emozioni e sentimenti. Chissà quante volte è capitato di innamorarsi ascoltando una canzone o rivivere un ricordo del passato ascoltando un brano musicale.
Per concludere direi che le passioni, che durino un mese o tutta la vita, sono uno dei motori fondamentali per la crescita personale. Ci spingono a realizzare i nostri sogni anche quando sembrano impossibili e ritengo che per una buona salute mentale avere delle passioni sia fondamentale. Ci aiutano a far passare il tempo, impedendoci di piombare nella noia e nell’apatia, e sono importanti anche per trovare amici o compagni di vita. Senza passione la vita sarebbe soltanto lavoro e dovere e non credo che vorrei vivere in un mondo cosi vuoto.
Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi
...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...
Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo Pini, di Milano.
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