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Alstom, Lamborghini, Leroy Merlin: ecco chi assume persone con autismo

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di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

A Bologna il decano dei progetti per il collocamento inclusivo per disabili nasce, caso più unico che raro, dall’esigenza di una azienda, evidentemente virtuosa, che nella comprensibile volontà di non pagare la (giustissima) sanzione prevista dalla legge 68/99 per chi non assume almeno una persona disabile, si era rivolta all’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) di Bologna per studiare insieme un progetto.

Articolo DISarro

Da qui nasce una rete operativa che prenderà il nome suggestivo di “Progetto Rainman” e che porterà all’assunzione di 5 persone con disturbo dello spettro autistico (ASD), tuttora dipendenti dell’azienda promotrice, la ALSTOM. La rete era composta, oltre che dalla ALSTOM e da ANGSA Bologna, dal Programma Integrato Disabilità e Salute (II PIDS) del DSM-DP dell’AUSL di Bologna, diretto dalla dottoressa Rita Di Sarro, e dall’Ufficio Collocamento Mirato di Bologna. “Servivano 5 persone che lavorassero sulla valutazione e la ricerca di errori dati”. Un lavoro tecnologico che necessita di grande attenzione.

È la dottoressa Rita Di Sarro a raccontarci questa storia, perché nella rete il suo nodo è quello che si è fatto carico delle soluzioni dei problemi e del monitoraggio dell’andamento del progetto. “Il nostro Servizio ha individuato i 5 che avevano le caratteristiche richieste, quindi l’ufficio del collocamento ha attivato i loro tirocini inclusivi. Mentre l’azienda li formava noi abbiamo messo un operatore a disposizione per ogni loro necessità”, anche quelle che potrebbero sembrare banali ma banali non sono. “Dove e come parcheggiare, il rispetto delle file ai bar, come comportarsi nella mensa comune, non chiudersi nell’autoisolamento. Da parte nostra abbiamo fatto una formazione prima a chi aveva progettato questa attività, poi ai dirigenti e a tutti coloro con i quali gli utenti sarebbero stati in contatto: cos’è l’autismo, come reagire nei momenti di crisi, come relazionarsi nella quotidianità. Dopo i primi 6 mesi il tirocinio è stato prolungato ad altri 6. La ALSTOM ha potenziato la parte di formazione e quindi sono avvenute le assunzioni.”

Una storia di inclusione che ha fatto il giro dei media nazionali, ma che non si è fermata al contratto a tempo indeterminato. Ancora oggi la dottoressa Di Sarro e i suoi collaboratori si incontrano con l’azienda ALSTOM per una riunione di verifica ogni 2 mesi o secondo necessità. Dietro a questa sollecitudine non ci sono accordi scritti o verbali, ma una deontologia professionale, un’interpretazione del ruolo dello psichiatra che deve accompagnare sempre e ovunque il paziente, di là dall’etichetta diagnostica. Personalizzare il rapporto è la cura, verrebbe da dire.

Il mandato dello psichiatra e del neuropsichiatra dovrebbe essere quello di seguire ovunque i pazienti, vederli fuori da una situazione parziale come l’ambulatorio. Seguirli quando le associazioni organizzano le vacanze collettive in montagna, al mare; vuole dire vederli nel quotidiano, cosa mangiano, come entrano in relazione, quali sono i bisogni e le abitudini.” Quando la professione medica diventa una missione non per un religioso senso dell’abnegazione ma per serietà, consapevolezza, entusiasmo per il proprio mestiere.

E oggi, cosa è successo dopo il progetto Rainman? “Se parliamo di alti funzionamenti abbiamo promosso un’assunzione a tempo indeterminato in Lamborghini e 4 inserimenti presso Leroy Merlin. Non riusciamo a seguire tanti casi perché abbiamo un solo operatore a disposizione. Un unico educatore può controllare tutti gli aspetti relazionali, e in questo senso più candidati ci chiede una stessa azienda e più è facilitato il nostro lavoro di tutoraggio”.

Ma come funziona l’inserimento? “A Leroy Merlin siamo andati io e una collega psicologa per valutare una serie di condizioni adatte alle persone con disturbo dello spettro autistico, come postazioni con luci e rumori non eccessivi, con un afflusso di clienti tollerabile, quanto sono frequenti i contatti coi colleghi. Attraverso queste informazioni siamo state in grado di attuare una precisa preselezione. Inoltre suggeriamo modifiche e possibili impieghi adatti. In Leroy Merlin avevano pensato che il lavoro giusto per una persona con disturbo dello spettro autistico fosse allo scaffale degli strumenti da lavoro. Abbiamo chiesto quali erano le posizioni aperte e abbiamo suggerito di prendere in considerazione anche un ruolo al gestionale. I dirigenti dell’azienda hanno compreso le caratteristiche della disabilità in questione modificando la loro visione culturale”.

La differenza in questo progetto la fa insomma l’alta competenza a livello clinico dei tutor, che permette di posizionare nel ruolo adeguato in azienda le richieste provenienti dall’ufficio del collocamento mirato e dalle associazioni. L’auspicio della dottoressa Di Sarro è che possano essere impiegate maggiori risorse professionali per diffondere il progetto ad altre aziende. “C’è una mamma di un’associazione che può metterci in connessione con grandi aziende come l’IMA e con tanti altri imprenditori. Se si riuscisse ad aumentare il numero degli educatori a disposizione del progetto potremmo provare ad affrontare la sfida”.

Se si vuole contribuire a implementare un modello che funziona bisogna prendere atto del successo e provvedere ad aumentare le risorse in campo. Il ritorno non sarà solo nel difficile collocamento di persone disabili, ma nell’avvio del processo di sgretolamento dello stigma.




 

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perché, dicevano, un pazzo
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