di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni
L’appennino bolognese è solitamente ripido e ombroso, con i suoi boschi di faggi e castagni abbarbicati in un paesaggio a tratti inquietante. Ma Antonio, per la sua ricerca di libertà e autonomia, aveva scelto con buon occhio la Valsamoggia, dove le montagne si aprono su viste ampie, pianeggianti, dove alla macchia si alternano prati soleggiati. Tutta un’altra cosa rispetto alla severità verticale nelle altre vallate.

Per arrivare alla casa di Antonio bisogna percorrere da Tolè una strada tortuosa, e poco dopo il centro abitato si imbocca una stradina sterrata che porta a una abitazione su due piani. Mi aspettavo qualcosa di più rustico, di più essenziale, forse influenzato da un mio pregiudizio che mi portava a immaginare Antonio più in un eremo che in una graziosa villetta.
La casa di Antonio è davvero bella. È all’ingresso di una foresta di alti fusti che invitano ad addentrarsi fra ombre e foglie, dove crescono felci verdissime. Dall’altro lato della casa si gode una vista di campi verdi e gialli dalle distanze incalcolabili. La casa di Antonio non era il rifugio per una meditazione rimuginante, ma un luogo di contatto con una natura accogliente e viva.
Su invito di Marie Françoise Delatour, la redazione di Sogni&Bisogni è andata in trasferta lì, in una giornata afosa di giugno. Da quando Antonio non c’è più la casa è stata completata e si vede il tocco femminile di sua madre nelle aiuole eleganti di fiori e piante aromatiche. La zona è fresca e la casa, con il suo seminterrato e il primo piano dalle mura spesse, non ha certo bisogno di condizionatori o ventole. Prima di noi la casa di Antonio ha accolto l’associazione Cristina Gavioli dell’infaticabile Maria Parracino, gli utenti della Casa degli Svizzeri, struttura terapeutica riabilitativa che ospita persone con problemi psichiatrici autori di reato, e gruppi di familiari alla ricerca di momenti di distensione e serenità. Marie-Françoise ci racconta che la casa è a disposizione, gratuitamente, di gruppi di utenti che desiderino fare una giornata o un breve periodo immersi nella natura. Questa sorta di Provvidone di montagna, messo generosamente a disposizione da parte di due privati, Luigi e Marie, si autofinanzia con l’affitto dei villeggianti che, in luglio e agosto, scappano dalla calura cittadina.
La riunione della redazione si è tenuta al primo piano, in compagnia di Blitz, l’affettuoso pastore tedesco che accompagnava Antonio ovunque. Mentre la redazione butta sul tavolo le idee e le proposte, alcune rientrate nella newsletter che state leggendo, Blitz si manifesta dietro le nostre sedie. Fra commenti e riflessioni sulla salute mentale, eccolo accucciato vicino ai nostri piedi. Per la felicità della nostra Maria Berri, terrorizzata dai cani.
Marie-Françoise scompare nel mezzo della riunione per mettersi ai fornelli nella cucina del piano di sotto. Ed è un ottimo segnale, viste le sue competenze culinarie. A questo punto è necessaria una breve recensione da guida Michelin: il menù prevede crespelle al forno con una besciamella da urlo, come solo una francese sa fare (queste, d’altronde, sono loro specialità). Seguono delicate polpette di macinato misto con sugo di pomodoro e piselli, che mi hanno costretto a interrompere la dieta vegetariana (messaggio: se non siete costretti da circostanze conviviali non mangiate carne, amiche e amici!). Il pranzo è stato innaffiato da un Blanc de blancs millesimato, come da tradizione della nostra ospite. Infine pinza alla mostarda dell’Appennino e gigantesche ciliegie duroni locali. Dopo qualche brindisi il sole battente della giornata si è fatto sentire ancora di più. Si salta in macchina che è ancora primo pomeriggio a causa di altri impegni lavorativi di alcuni di noi.
Sarebbe bello ripetere questa giornata, chissà se ci sarà l’occasione. Avviandoci verso lo sterrato guardo per l’ultima volta la casa e mi sembra testimone di momenti di serenità e pace di Antonio; e di energia e concentrazione, permettendogli di intervenire di persona nel restauro dello stabile. Una testimonianza è la doccia che ha costruito e piastrellato con impegno nel bagno del primo piano. Veramente un buon lavoro. E penso al racconto di Marie-Françoise sulla determinazione di Antonio nel voler acquistare quella casa che aveva scelto: i soldi messi da parte coprivano una parte delle spese totali. Inizia il lungo giro per le banche, come al solito avare nei confronti di chi avrebbe veramente bisogno di finanziamenti, fino a trovare in Banca Etica l’unico ente di credito disposto ad accendere un mutuo a chi non è in grado di offrire molte garanzie. Giunta la data del rogito presso il notaio, in Antonio cresce un’eccitazione che arriva al parossismo e lo scaraventa nel panico. Un momento di pausa, le rassicurazioni di tutti, e Antonio torna a esaminare con attenzione i documenti che deve firmare per diventare proprietario del suo sogno.
Oggi Antonio non c’è più. Ma chiunque vorrà godere della bellezza di questa casa, del suo giardino e della natura che la circonda, cogliendone il muto messaggio che ci invia, si ricordi che è ospite e testimone di una storia fondata su sentimenti contrastanti, momenti di crisi e difficoltà, rallentamenti e accelerate improvvise. E che da questi può nascere una casa. Una storia in cui la fragilità mentale, alla fine, sembra essere solo un dettaglio.

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi
...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...
Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo Pini, di Milano.
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