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Le arti circensi per sviluppare capacità motorie e relazionali

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Laura Pasotti, redattrice di Sogni&Bisogni

Il linguaggio del corpo è universale, autentico. E le arti circensi, che fanno di quel linguaggio il loro strumento espressivo, sono un mezzo di aggregazione potente e possono contribuire allo sviluppo di competenze relazionali e motorie, anche per persone con disabilità.

Foto circo

È il caso del Circo Sotto Sopra, il progetto dell'Associazione di promozione sociale Artelego che promuove percorsi di circo educativo e sociale. “Non creiamo spettacoli da tendone, ma lavoriamo con i bambini e con le loro famiglie – spiega Giorgia, direttrice organizzativa e scenografa del Circo Sotto Sopra – Il circo educativo utilizza tecniche, esercizi e giochi del mondo circense e della psicomotricità per sviluppare le capacità motorie e relazionali, lavorando su diversi aspetti”.
Ne è un esempio il laboratorio “Emozioni circensi” che il Circo Sotto Sopra ha avviato con l'associazione di promozione sociale GRD BO – Genitori Ragazzi Down Bologna che, dallo scorso ottobre, ha visto 7 bambini con sindrome di Down tra i 4 e i 7 anni partecipare agli incontri settimanali al Quartiere Navile. “Uno dei problemi fondamentali quando ci si trova davanti a una persona con la sindrome o con un'altra disabilità intellettiva è non riuscire a vederne le potenzialità – dice Antonella Misuraca, presidente di GRD Bologna – Molto più facilmente si vede quello che manca o quello che la persona non sa fare, ad esempio diciamo che non sa fare le addizioni o scrive male. Difficile che l'occhio cada su ciò che, al contrario, sa fare”.
Dal 2005, l'associazione GRD Bologna aiuta le persone con sindrome di Down e altre disabilità cognitive a sviluppare le maggiori potenzialità possibili nelle capacità che hanno fin da piccoli e i loro genitori a prendere coscienza di come accogliere e valorizzare queste peculiarità in famiglia.
Nelle arti circensi c'è la precisione dei movimenti, c'è una motilità più precisa del corpo e si sollecitano caratteristiche fisiche che nei bambini con sindrome di Down sono meno sviluppate, come il coordinamento o la tonicità muscolare – continua Misuraca – In questo modo si portano i bambini, ad esempio, a non avere paura di rotolarsi e fare le capriole o di quello che non si vede perché nascosto, piccole abilità anche cognitive che si sviluppano durante la crescita ma che, in presenza di un ritardo intellettivo, non sono per niente scontate”.

Ogni lezione del Circo Sotto Sopra è una performance: i bambini sono inseriti in un mondo narrativo che non conoscono ma a cui partecipano attraverso giochi ed esercizi che prevedono l'uso di palline colorate, anelli, clave, materassini per fare le capriole, hula hoop e altri attrezzi e di cui diventano protagonisti. Gli oggetti possono trasformarsi in qualsiasi cosa, una pallina può essere una patata e un anello può diventare il volante di un automobile, una corona o una collana. Allo stesso modo, i bambini sono i protagonisti della storia, diventando di volta in volta pirati, streghe o altri personaggi. “Attraverso la storia che viene proposta a inizio lezione, i bambini sono portati a scoprire gli esercizi e a farli in un'ottica di gruppo inclusiva, non competitiva, con l'obiettivo di sviluppare la capacità di stare insieme agli altri e l'autoironia, imparando ad accettare i propri limiti e quelli degli altri e a scherzare sugli errori”, aggiunge Giorgia.

Gli oper-attori del Circo Sotto Sopra rielaborano i format e le storie in base al gruppo con cui devono lavorare, al carattere dei bambini, all'impegno che possono dare, agli obiettivi da porsi. “Non è uno sport”, precisa Giorgia ma un vero percorso educativo. Con i bambini dell'associazione GRD Bologna, Jorge e Marco hanno puntato su percorsi psicomotori di equilibrio, tanta giocoleria e hanno utilizzato il teatro di figura “perché i bambini potessero rispecchiarsi nei pupazzi o nei burattini, sviluppare e sostenere la verbalizzazione in modo che il lavoro fisico diventasse anche un lavoro sull'espressione di sé, con l'obiettivo di cercare pian piano la rappresentazione del sé e lavorare sulla logica autonomia”.

Oltre alla componente motoria e relazionale per i bambini, il circo agevola anche la socializzazione tra i genitori che, all'esterno del laboratorio, si incontrano e hanno la possibilità di conoscersi. “Un aspetto da non sottovalutare”, dice Misuraca. Una delle problematiche con cui devono fare i conti le persone e le famiglie che convivono con la disabilità, spesso è la solitudine.
Quando il bambino con disabilità ha due o tre anni, la famiglia frequenta ancora gli amici di sempre e i figli giocano insieme, ma con il passare del tempo la relazione diventa faticosa perché con l'aumentare degli anni, aumenta anche la differenza tra un normodotato e un bambino con disabilità cognitive – aggiunge la presidente di GRD Bologna – Di conseguenza, le famiglie degli amici porteranno sempre meno di frequente i figli a giocare con l'amico con disabilità. Non dico che debba esserci un obbligo, non avrebbe senso, ma manca l'abitudine di dire che ci si può comunque divertire insieme”.

Crescendo i bambini con disabilità devono poter frequentare contesti integrati, primo fra tutti la scuola, “ma possono essere sollecitati anche a frequentare contesti non integrati in cui sviluppare relazioni più spontanee, in cui giocare più semplicemente. In questi contesti anche tra famiglie ci si capisce e, imparando a conoscere i rispettivi figli, ci si può aiutare, ad esempio sollevandosi l'un l'altra nell'accudimento, in un lavoro di rete, facendo trascorrere ai bambini un pomeriggio insieme a casa di uno o dell'altro amico”, chiarisce Misuraca. È quello che accade nel laboratorio “Emozioni circensi” che domenica 13 marzo ha visto anche i genitori, i fratelli e le sorelle dei bambini partecipanti farsi coinvolgere in una festa di quartiere, aggregante e territorialmente rilevante.

Il Circo Sotto Sopra lavora anche con le scuole, con classi in cui ci sono anche bambini con disabilità motorie o cognitive, certificati e non, e con bambini che hanno altre difficoltà, come ad esempio quelli di origine straniera appena arrivati in Italia, che non parlano ancora bene la lingua. “La nostra attività, che è corpo, musica, colore, gioco, porta i bambini a scoprire la propria intelligenza motoria – dice Giorgia - Un bambino che parla poco, che magari fa fatica a integrarsi, al circo se la cava alla grande e i suoi limiti non si notano perché lì si lavora su un altro livello. E questo vale anche per i bambini con difficoltà cognitive. Il nostro motto è 'per un mondo a testa in giù' perché il circo ti porta a cambiare il punto di vista, a trovarne di nuovi e andare in altre direzioni. L'esperienza con GRD ci ha fatto capire che il circo può sostenere la crescita dei bambini sotto diversi aspetti”.

I bambini con sindrome di Down o disabilità cognitive possono fare le stesse cose degli altri, ma hanno bisogno di un po' più di tempo e un po' più di cura. E il circo può essere un'attività sussidiaria in grado di stimolare alcuni punti critici”, conclude Misuraca.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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