di Daniele Collina, redattore di Sogni&Bisogni
Spesso durante la nostra vita ci troviamo ad affrontare difficoltà inattese e di difficile soluzione. È quello che è accaduto a Marta Preto e lo racconta nel libro “Un tocco delicato” (Youcanprint).
Marta scrive dei suoi problemi, quelli legati non tanto a un osso rotto facendo sport ma a quelli connessi con “l’anima rotta”, nella convinzione che condividerli serva come un aiuto a far sentire meno soli anche chi legge e si trova a immedesimarsi in certi momenti del libro. È importante capire che non sempre ce la possiamo fare con le nostre sole forze, ma possiamo trarre insegnamento dalle esperienze degli altri. Su tutto occorre procedere con delicatezza perché, dice Marta, “è quello che dobbiamo fare con la nostra vita e con quella degli altri”.
Marta ha avuto nel 2018 un attacco di panico e ancora oggi fatica a parlarne. L’aiuto di una psicoterapeuta l’ha aiutata a comprendere che a volte nella vita serve fermarsi e ritrovare la serenità. Ritorna anche in questo caso il messaggio di non chiudersi in sé stessi.
La psicoterapia non è un percorso facile, occorre aprirsi a un’altra persona, quasi sempre un estraneo, e raccontargli la propria vita, i problemi, i dubbi e le paure. Ma con il tempo, come dice Marta si può riuscire a fare “un viaggio assieme, fatto di un rapporto di reciproca stima e fiducia; senza di esse, diventa un percorso che non funziona”. A volte si entra in questo viaggio debilitati sia fisicamente che psichicamente ma con il tempo e l’impegno si possono recuperare le energie perdute. La psicoterapia aiuta a capire i propri limiti ma anche le potenzialità e quindi a raggiungere nuovi traguardi. Grazie ai colloqui nella stanza di terapia Marta ha capito che “l’attacco di panico è arrivato giusto in tempo per offrirmi delle nuove e bellissime opportunità”. Rivolgersi a un professionista piuttosto che parlarne con familiari e amici non è una sconfitta ma un punto di partenza per scoprire sé stessi.
Una grande parte del libro di Marta è dedicata alla passione, che è anche il tema dell’ultimo numero di “Il nuovo Faro”, una rivista scritta da utenti e volontari della salute mentale di Bologna. Marta è una persona molto sensibile e vive i suoi sentimenti con grande trasporto emotivo e spesso i suoi interessi sono, appunto, diventati grandi passioni alcune delle quali prova ancora adesso. Su tutte domina il grande rapporto con la sua famiglia che l’ha aiutata e supportata sempre a partire dalla amatissima nonna con la quale Marta immagina di parlare in molte sezioni del libro raccontandogli la vita che ha vissuto dopo la sua scomparsa, rimpiangendo di non averla potuto avere accanto più a lungo. Da bambina Marta ha suonato per alcuni anni il violino, abbandonandolo dopo 3 anni dato che “il suono del violino che avevo amato così tanto, all’improvviso non mi aiutava più; al contrario, non faceva altro che trasmettermi malinconia e tristezza”.
Altra grande passione di Marta è stato il gioco del calcio, praticato a livello dilettantistico per molti anni ma sempre in squadre di paesi vicino a dove abitava e abita tuttora cioè Valdagno, in provincia di Vicenza. Questa scelta rivela l’amore di Marta per le sue origini e la sua terra natia. È anche una grande tifosa della Juventus e il suo idolo è Alessandro Del Piero con il quale è riuscita anche a farsi una foto che custodisce con grande gioia.
Perfino la scelta dell’università, ingegneria gestionale, è stata condizionata dalla volontà di non allontanarsi troppo da casa. Gli studi le hanno comunque permesso di entrare nel mondo del lavoro e poter essere a contatto con il settore che più l’affascina, quello della produzione e delle macchine.
Grazie alla psicoterapia Marta ha anche scoperto la sua ultima passione, la scrittura. Su consiglio della sua dottoressa ha iniziato infatti a tenere un diario dove annotare i suoi pensieri, inizialmente con grande fatica data la sua naturale timidezza ma poi sempre più con piacere. Ha anche frequentato dei corsi di scrittura e da essi è nata l’idea di scrivere un libro in cui raccontare la sua storia fatta di cadute ma anche grandi rinascite.
Infine una nota di merito per lo stile in cui è scritto il libro. Marta non usa parole complicate o grandi giri di parole ma va dritta al punto utilizzando una scrittura semplice e comprensibile a tutti. I sentimenti di cui parla sono universali e per farli arrivare al cuore dei lettori non serve la complessità, dentro ogni capitolo si sente la voglia di Marta di condividere sé stessa e le proprie esperienze nella speranza di essere d’aiuto a chi, come lei, ha avuto o avrà uno stop nella vita. Stop che non deve essere visto come la fine ma come un punto da cui ripartire più forti di prima e con una maggiore consapevolezza nei propri mezzi.
Di seguito i contatti social di Marta
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Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi
...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...
Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo Pini, di Milano.
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