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L'importanza di suonare in gruppo per la riabilitazione: l'esperienza della Tasso Band

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Chiara Ghelfi, redattrice di Sogni&Bisogni

La redazione di Sogni&Bisogni ha incontrato Francesco Garbari, educatore professionale che lavora presso la cooperativa AssCoop da più di 25 anni e fondatore della Tasso Band, un gruppo musicale nato all’interno di percorsi di riabilitazione con l’obiettivo di costruire un’esperienza non psichiatrica in un gruppo, finalizzata all’espressione di sé.

Tasso Band
La Tasso Band, il cui nome deriva dal Centro educativo riabilitativo Tasso di Bologna in cui il gruppo è nato, è formata da utenti, ex musicisti, che si incontrano a cadenza settimanale e si esibiscono anche pubblicamente in contesti protetti (feste interne nei centri riabilitativi allargate ai familiari) ma anche in rassegne musicali o locali e interpretano cover e canzoni originali.

Ma come è nata l’idea di utilizzare la musica come strumento per il reinserimento sociale dei pazienti con disturbi mentali? “Con la musica le persone possono esprimersi, affacciarsi al mondo con un linguaggio universale. L’idea è stata quella di creare un gruppo che potesse essere un’occasione di socializzazione e uno strumento per sensibilizzare sul tema della salute mentale e contrastare lo stigma nei confronti di chi ha disturbi mentali – racconta Francesco - All’interno dell’attività lavoriamo sulle dinamiche relazionali, sui ruoli nel gruppo, sul riconoscimento e sull'accettazione di limiti e difficoltà personali per promuoverne l'autogestione sostenendo e rinforzando le parti sane”.

Oggi la Tasso Band è formata di cinque utenti, oltre a un educatore, ed è un gruppo musicale ormai consolidato: suona da oltre 15 anni. I musicisti (che negli anni si sono susseguiti, anche se ci sono alcuni “fedeli” che sono nel gruppo fin dall’inizio) sono persone seguite dal Servizio di Salute Mentale per le quali è stato attivato un Budget di salute, un progetto individualizzato per pazienti che necessitano di programmi socioriabilitativi tesi a recuperare e sviluppare quelle capacità pratiche necessarie per il loro reinserimento nel contesto della rete sociale.

Negli anni si sono verificate dinamiche diverse ma sempre in progressivo miglioramento soprattutto su quelli che erano gli obiettivi più legati al “fare gruppo”. Le difficoltà incontrate all’inizio sono state soprattutto legate al ruolo di ogni membro all’interno gruppo. Via via si è trovato un buon equilibrio tra le parti che ha permesso di centrare e superare alcuni obiettivi-base iniziali come ad esempio: imparare a calibrarsi a vicenda e “andare oltre”. Dall’anno scorso a dare “nuova linfa” alla band si è aggiunto un nuovo elemento che suon il sax.

Oggi, dopo tanti anni di lavoro insieme, rimane la grande passione per la musica autoprodotta, suonata o cantata ma comunque proposta dal vivo e la voglia di condividerla assieme: provandola, sbagliandola, migliorandola. Viene anche esercitato un metodo “virtuoso” che attraverso il divertimento e l’impegno produce “piacere” nel momento in cui un pezzo viene portato a termine con soddisfazione reciproca.

Il gruppo ha raggiunto una sorta di “maturità” che gli permette di passare a un livello più alto sia nella scelta del repertorio (soprattutto rock, blues, pop), sia nella sperimentazione in pezzi più complicati e difficili da provare ed eseguire. Ciò è permesso proprio da questa consapevolezza maggiore di tutti i membri del gruppo di cui anche l’educatore (pur conducendo il gruppo) è parte integrante. “A questo si aggiunge la possibilità che c’è stata e che continua a esserci di potersi esibire live – continua Francesco -: una dimensione prima temuta e ora cercata verso un positivo proporsi senza timore al pubblico, acquisendo sempre maggior sicurezza verso e rispetto all’esterno”. L’esibizione dal vivo, sebbene non debba essere ricercata in modo esasperato, rappresenta spesso un’indispensabile fonte di motivazione per far progredire il gruppo lungo il proprio percorso di crescita. “Va tenuto comunque presente a questo riguardo il rischio della iperstimolazione che può talvolta creare scompensi in certi componenti del gruppo particolarmente fragili”.

Gli obiettivi dell'attività, come racconta Francesco, sono diversi: strutturare una metodologia mentale per iniziare, portare avanti e finire una canzone (ognuno a modo suo) stimolando memoria e concentrazione; imparare ad adeguarsi, a decentrarsi dai propri pensieri e bisogni concentrandosi su un impegno comune; canalizzare l'emotività e la creatività attraverso la musica; stimolanre conoscenza e memoria, riproponendo cose conosciute o appena imparate; migliorare la socializzazione, l'autostima e l'autocontrollo; favorire l'espressività e la creatività; studiare le dinamiche di gruppo; favorire l'ascolto reciproco.

L'educatore, che deve avere competenze musicali, è un “conduttore d'orchestra”, come spiega Francesco: dà indicazioni, media le competenze, dà spazio a tutti, gestisce eventuali discussioni o divergenze di opinioni, ma è anche “un supporto tecnico” perché si occupa di collegamenti, amplificazioni e registrazioni e partecipa attivamente al gruppo suonando e cantando.

Da una parte, la Tasso Band è un’attività di “mantenimento delle proprie capacità”, dall’altra la musica diventa strumento per imparare un “metodo da utilizzare anche nella vita fuori dalla band, fatto di compromessi reciproci, di autocontrollo ma anche di valorizzazione delle proprie abilità. “Vale il detto 'tutti per uno, uno per tutti' perché ognuno si impegna divertendosi col proprio strumento ma è anche una parte del tutto – conclude Francesco – Tutti danno vita al brano musicale e nello stesso tempo ognuno è, e rimane, singolarmente diverso”.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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